Originally posted on 17 Settembre 2015 @ 10:00
L’intento è lo stesso: “Trovare cure che siano sagomate sul profilo del singolo paziente”. Ecco perché tra medicina rigenerativa e di precisione non ci sono molte differenze. Di questo si parlerà durante “The Future of Science”, un convegno organizzato dalla Fondazione Umberto Veronesi, previsto da oggi fino al 19 settembre a Venezia nell’isola di San Giorgio.
Si abbatterebbero i tempi delle liste di attesa e di conseguenza la disponibilità di organi disponibili senza considerare tutto l’aspetto post intervento e le problematiche relative all’immunodepressione del paziente.
Servirà del tempo, ma ciò non toglie che i primi risultati siano già una realtà. Se si parla di autotrapianto, le applicazioni arrivate in ambito clinico riguardano le cellule staminali ematopoietiche (contro le immunodeficienze congenite), la pelle (in caso di ustioni) e la cornea (è di pochi mesi fa l’autorizzazione di un farmaco costituito dalle stesse cellule del paziente da utilizzare nelle ustioni della parte anteriore dell’occhio). Quando ci si riferisce alla terapia genica, i primi risultati riguardano alcune malattie rare: le immunodeficienze congenite (come il deficit di adenosina deaminasi e la sindrome di Wiskott-Aldrich) e la leucodistrofia metacromatica, ma le prospettive più ad ampio raggio rimandano a due condizioni ereditarie del sangue – l’emofilia e la talassemia – e al Parkinson.
La partita si gioca a cavallo tra la medicina e l’etica, la scienza pura e le considerazioni morali.ma i risultati raggiunti sino ad ora andrebbe affrontata in maniera più razionale e meno oscurantista.
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