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Via della Seta, investimenti in arrivo dalla Cina

Originally posted on 13 Luglio 2016 @ 7:01

Alla conferenza internazionale Via della Seta a Venezia, ieri è stato il giorno del nuovo porto off-shore.

Cina e Italia,  in prima fila, ma anche russi, iraniani e pakistani. Tutti interessati a riproporre una moderna via della Seta.

Due accordi, uno tra il Comune di Venezia e la Binhai New Area, l’altro tra i porti di Venezia e Tianjin.

Questo l’esito principale della conferenza internazionale “Along the Silk Roads”, organizzata nella giornata di lunedì dall’Autorità Portuale di Venezia assieme alla Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli e la Nankai University alla Fondazione Giorgio Cini.

Secondo Paolo Costa, è la «destinazione finale verso il cuore dell’Europa» in quel processo di «avvicinamento amichevole» della Cina al vecchio continente.

Costa spinge per l’unità dei porti dell’Alto Adriatico: «Da una parte Trieste, Capodistria e Fiume proiettati verso Est e già esperti nel modello tradizionale della nave che si ferma in diversi scali.

Dall’altra – prosegue – Ravenna, Chioggia e Venezia, comodi per il Nord e per l’Ovest e da attrezzare secondo un innovativo schema offshore-inshore. Quindi la nave in arrivo dalla Cina fa una toccata di qua e serve mezza Europa, fa una toccata di là e serve l’altra mezza».

Per i cinesi sarebbe una «soluzione ideale» con tanto di investimenti pronti a piovere sui nostri scali marittimi.

La politica della “One Belt One Road” (OBOR), annunciata dal Presidente Xi Jinping a settembre 2013, muterà di fatto gli equilibri economici e strategici tra Asia e Europa e porterà i suoi riflessi fino all’Africa.

OBOR riunisce in un’unica iniziativa ingenti investimenti nelle ferrovie, nelle infrastrutture marittime ma prevede anche investimenti non necessariamente infrastrutturali.

La nuova Via della Seta pone, infatti, importanti sfide e offre grandi opportunità sia per la Cina sia per l’Europa ma per essere davvero efficace si rendono necessarie comprensione reciproca e piena cooperazione tra le due Parti.

Gli esperti affronteranno le differenti “visioni” cinese ed europea con l’obiettivo di individuare soluzioni per tutelare gli investimenti nelle infrastrutture e per valutare il complesso impatto economico della nuova Via della Seta in termini commerciali e di competitività dei Paesi che ne saranno toccati.

In tutto ciò, la palla passa al governo. Che al convegno organizzato dalla Fondazione per la Collaborazione tra i Popoli di Romano Prodi.

L’altro ieri Paolo Gentiloni, ministro degli Esteri, aveva già dato il suo bene placito.

Ieri, è stato il turno di Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture: no alla competizione interna Venezia-Trieste, nì al terminal offshore in laguna.

Delrio ha poi annunciato un incontro per i porti del Nordest in autunno.

 



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