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Rifiuti nei canali? Ce ne è uno ogni 13 metri.

Originally posted on 20 Novembre 2015 @ 10:03

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I rifiuti nei canali di Venezia? Pare che ce ne sia uno ogni 13 metri, l’87% è plastica.

Presentato da Legambiente e Ispra Chioggia la campagna “Don’t Waste Venice” e i risultati parlano chiaro: Contenitori  per  bevande e alimenti  e  frammenti  di  polistirolo galleggiano di continuo tra i canali della città.
Più  di  500 rifiuti galleggianti nei 7 chilometri percorsi, prevalentemente di plastica (l’87%), ma anche mozziconi,  pacchetti  di  sigarette  accendini e non mancano sacchetti pieni e vuoti di immondizie (6%).

Uno  scenario preoccupante, per  la  città  lagunare, quello che emerge dall’analisi preliminare del monitoraggio svolto per lo più nei canali della Giudecca e realizzata  grazie  alla  collaborazione  tra l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Struttura  Tecnico  Scientifica  di  Chioggia, Legambiente Veneto ed il circolo di Legambiente Venezia (https://www.facebook.com/dontwastevenice).

I Dati sono stati illustrati da Serena  Carpentieri,  portavoce  Goletta  Verde; Luigi  Lazzaro,  presidente Legambiente Veneto; Tomaso Fortibuoni, responsabile ISPRA del progetto DEFISHGEAR; Tiziana Chieruzzi, ISPRA; Giulio  Pojana, responsabile Ca’ Foscari del progetto DEFISHGEAR, alla presenza di
Alberto  Sonino, amministratore delegato Vento di Venezia.

La spazzatura in mare è un problema troppo spesso sottovalutato per una città come Venezia il cui rapporto con l’acqua è emblematico – spiega Luigi  Lazzaro– e  dove  la grande  affluenza turistica e  le difficoltà logistiche di fronte alle  quali si trovano la municipalità e  i cittadini nel gestire i rifiuti urbani rende tutto più complesso”.

Proprio per questo la campagna Don’t Waste Venice si pone come obiettivo non solo quello di monitorare i rifiuti galleggianti nei canali, ma di coinvolgere cittadini e  turisti  nella loro  riduzione  tramite  alcune  semplici  buone  pratiche.

È  ovviamente necessario  che anche l’amministrazione comunale affronti finalmente la gestione e la raccolta  dei rifiuti con formule innovative, al passo con i tempi e delle richieste che arrivano dalla popolazione”.

Del  problema  se  ne  occupa  uno degli  undici  descrittori  della direttiva  europea 2008/56/ce nota come “Strategia Marina”. L’obiettivo, dopo aver raccolto i dati relativi a quantità e tipologia di rifiuti nell’ecosistema marino e costiero, è quello di intraprendere azioni di prevenzione e riduzione, per raggiungere  il  “buono  stato  ecologico”  entro  il  2020.

A   riprova   dei   livelli   di   criticità   raggiunti   in quest’ambito, basta citare i dati dell’indagine svolta da Goletta Verde nell’estate 2014 con 87 ore di osservazione di rifiuti galleggianti nei mari italiani e i 1.700 km di mare monitorati, calcolando fino a 27 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato. Rifiuti per lo più plastici con una percentuale di quasi il 90%.

Il mare più “denso” di rifiuti è risultato proprio l’Adriatico con 27 rifiuti galleggianti ogni km 2 di mare, un bacino che si  distingue  anche  per  la  quantità  di  rifiuti  plastici  derivanti  dalla  pesca:  il  20%,  considerando  reti  e polistirolo galleggiante, frammenti o intere cassette che si usano per contenere il pescato, percentuale che viene  superata  solo  dalle  buste  pari  al  41%  e  dai  frammenti  di  plastica  al  22%.

Altri  dati  che  confermano la  gravità  del  problema derivano  dal  monitoraggio  dei  rifiuti  che giacciono sul   fondale   realizzato   in   Adriatico   dai   ricercatori   dell’Ispra  nell’autunno 2014,   sempre
nell’ambito del progetto DeFishGear.

Per  il  monitoraggio  (realizzato  con  il  motopeschereccio  Jolly  della marineria di Chioggia, equipaggiato con una rete per la pesca a strascico) sono state effettuate 16 “cale” in un’area di circa 5.000 km quadrati tra il delta del Po e Caorle. I dati preliminari evidenziano una densità media di più  di
700 rifiuti per  km quadrato, con  una  densità  in  peso  di circa 100  kg a Km².

Anche sul  fondo  del  mare la plastica  rappresenta  la  stragrande  maggioranza  dei  rifiuti  ritrovati  sui  fondali (ben  il  92%),  mentre  la restante parte è suddivisa tra metalli (3%), gomma (3%) e tessile (2%).

“Grazie al progetto DeFishGear stiamo ottenendo finalmente una prima fotografia del problema dei rifiuti  marini  in  Adriatico –spiega Tomaso  Fortibuoni, responsabile  ISPRA  del  progetto  DEFISHGEAR – e intraprendendo  delle  attività  per  contribuire  a  risolverlo.  Siamo ad  esempio riusciti  a  portare  a  Chioggia, attraverso un progetto pilota, la pratica nota in Europa come Fishing for Litter, la pesca dei rifiuti.

Si tratta di un’attività di mitigazione dell’impatto dei rifiuti in mare praticata con successo in Nord Europa da diversi anni,  ma  che  in  Italia  stenta  a  realizzarsi.  Alla  sua  base  vi  è  una  idea  molto  semplice:  mettere  i  pescatori nella condizione di portare a terra e smaltire gratuitamente i rifiuti che pescano accidentalmente durante la loro normale attività”.

A conti fatti la città più bella del mondo non merita anche questo trattamento. Voi che ne pensate?


 

 


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