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Palazzo Grassi presenta la mostra “Sigmar Polke”

Originally posted on 17 Aprile 2016 @ 7:02

A dieci anni dalla sua apertura, Palazzo Grassi presenta la mostra “Sigmar Polke” curata da Elena Geuna e Guy Tosatto in collaborazione con The Estate of Sigmar Polke.

La mostra ricorre nel trentesimo anniversario dell’assegnazione a Sigmar Polke del Leone d’Oro in occasione della 42esima Biennale di Venezia nel 1986, anno in cui l’artista realizza Athanor nel Padiglione della Repubblica Federale di Germania.

Con Athanor Sigmar Polke mette a punto le tecniche e i motivi che saranno al centro della sua ricerca successiva e che costituiscono oggi i nuclei tematici della mostra a Palazzo Grassi: sperimentazione alchemica e inquietudine politica.

L’esposizione segue un percorso cronologico a ritroso: ad aprirla è Axial Age, il monumentale ciclo pittorico realizzato tra il 2005 e il 2007 e installato nell’atrio di Palazzo Grassi. Novanta opere esposte sui due piani di Palazzo Grassi ripercorrono la poliedrica ricerca di Sigmar Polke dalla fine degli anni duemila all’inizio della sua carriera negli anni sessanta.

Nelle sue opere il tema dell’alchimia si intreccia con la dimensione politica, nei continui riferimenti alla contemporaneità come alla storia antica: l’universo creativo di Sigmar Polke è un interrotto fluire tra figurazione e astrazione, tra rimandi alla storia dell’arte e richiami al presente nella costruzione di un personalissimo immaginario, ricco e multiforme.

Biografia

Sigmar Polke nasce nel 1941 in Slesia. Lascia questa regione nel 1953 per trasferirsi con la famiglia in Germania Ovest. Durante gli studi alla Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf conosce Gerhard Richter e Konrad Lueg, con i quali dà vita al “realismo capitalista”, un movimento che allude ironicamente al realismo socialista, arte ufficiale dell’Unione Sovietica e del blocco socialista, ma che sul piano artistico è fortemente influenzato da Fluxus e costituisce una risposta alla Pop Art.

Nelle sue prime opere, Polke si concentra sugli oggetti-simbolo del miracolo economico tedesco, che diventano il pretesto per un’analisi critica del capitalismo americano e della sua diffusione in Europa. I lavori di questi anni sono principalmente “Rasterbilder” (dipinti a partire da un retino grafico): Polke si appropria di immagini pubblicate su quotidiani e riviste di attualità, le ingrandisce e le dipinge a mano su tela, punto dopo punto, così da ottenere un pattern astratto. Negli anni successivi l’interesse per i pattern lo porta a usare tessuti stampati e sistemi decorativi industriali come supporto pittorico.

Gli anni ‘70 sono per l’artista anni di avventure e di sperimentazioni personali che si manifestano in un lavoro sempre più iconoclasta e astratto. Dopo un lungo viaggio in Asia e Oceania, tra il 1980 e il 1981 si apre un nuovo periodo: Polke affronta in maniera consapevole la sperimentazione dei pigmenti, dei composti chimici e dei solventi. Opera una sintesi estrema delle ricerche precedenti, superando i limiti pittorici tradizionali, conferendo a tutto il suo lavoro una dimensione mistica e concreta che culmina nel ciclo monumentale Axial Age. Muore nel 2010 a Colonia.

Dopo la prima grande retrospettiva alla Kunsthalle Tübingen nel 1976, la Kunsthaus di Zurigo nel 1984, il Musée d’Art Moderne di Parigi nel 1988 e la Bundeskunsthalle di Bonn nel 1997 dedicano a Sigmar Polke tre importanti mostre monografiche. Tra le più importanti personali postume è importante ricordare “Sigmar Polke” al Musée de Grenoble nel 2013 e “Alibis: Sigmar Polke, 1963–2010” al MOMA di New York, alla Tate Modern di Londra e al Museum Ludwig di Colonia nel 2014.

Nota – Questo è un comunicato che viene riportato integralmente come contributo esterno. Il contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione



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