In tutto il mondo l’artista messicana Frida Kahlo è considerata un simbolo dell’arte moderna e un’icona di resistenza al dolore e di opposizione nei confronti della malattia.
Arriva a Venezia l’anima forte e passionale, dolce e indomabile di Frida Kahlo attraverso 30 fotografie del suo amico e fotografo, Leo Matiz. Ad accogliere queste immagini è lo Studio Ar33– dal 17 giugno al 17 agosto 2016 – con la mostra ”Frida a Venezia vista attraverso l’obiettivo di Matiz”.
L’instancabile viaggiatore colombiano Leo Matiz, considerato uno dei più grandi fotografi del secolo scorso, conobbe Frida Kahlo negli anni Quaranta del Novecento: l’incontro e la conseguente amicizia con la pittrice si è manifestato in una serie di immagini realizzate dal fotografo di Aracataca che rivelano la sensibilità e l’anima della messicana, al di là delle sofferenze fisiche che la vita le aveva imposto.
Queste immagini sono scattate in un periodo particolare, in cui l’artista Frida Kahlo aveva raggiunto una maturità creativa e personale, che l’ha aiutata ad accettare il tormentato matrimonio con Diego Rivera e a liberarsi dei suoi dolori attraverso la pittura.
L’Ar33 Studio e la Fondazione Leo Matiz, hanno entrambi espresso il desiderio di far entrare, con questa mostra, il visitatore in empatia col soggetto, con le sue battaglie personali e artistiche per riconoscersi e riconoscere la vittoria dell’arte sul dolore, il potere della luce e dei colori caldi sul buio.
Una occasione questa, anche per sensibilizzare sul tema della disabilità. A tal proposito, sarà Emanuele Viscuso a far rivivere il tragico incidente tagliando la carta e inserendo dei piccoli pezzi di legno nelle fenditure, con l’intento di ricordare le ferite che lacerarono il corpo di Frida.
Le foto sembrano raccontare, nella loro semplicità, una tormentata e allo stesso tempo serena speranza. Quella speranza che ha portato Frida Khalo a parlare di un fiore di struggente bellezza, in queste sue parole:
”Ho smesso di contare le volte in cui, arrivata alla seconda riga, ho cancellato e riscritto tutto nuovamente. Cercavo un inizio ad effetto, qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo, qualcosa di grandioso, ma agli occhi. Non ci sono riuscita. Poi ho capito, ricordando ciò che non avevo mai saputo: che per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza”.
Nota – Questo è un comunicato che viene riportato integralmente come contributo esterno. Il contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione
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