Originally posted on 10 Luglio 2016 @ 7:02
Il regista francese Robert Guédiguian (Marius et Jeannette, La ville est tranquille, Les neiges du Kilimandjaro) e l’attore e regista italiano Kim Rossi Stuart (Le chiavi di casa, Romanzo criminale, Anche libero va bene), sono state scelti come Presidenti di due Giurie della 73. Mostra del Cinema di Venezia.
Rispettivamente per la sezione Orizzonti e per il Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro. Presidente della Giuria del Concorso Venezia 73 – come già annunciato – è il regista Sam Mendes.
Il regista Robert Guédiguian può essere considerato il moderno cantore di Marsiglia, la città dove è nato e vissuto e dove si svolge anche La ville est tranquille, presentato a Venezia nel 2000. La filmografia di Guédiguian è una sorta di epopea della sua città, con storie ambientate nel microcosmo del quartiere natio, privilegiando vicende di gente comune.
Attore tra i più importanti del cinema italiano, Kim Rossi Stuart è stato più volte protagonista alla Mostra di Venezia con alcune delle sue più note interpretazioni, tra cui Le chiavi di casa (2004) di Gianni Amelio e Vallanzasca (2010) di Michele Placido.
Per Anche libero va bene (2006), suo esordio dietro la macchina da presa, Rossi Stuart è stato premiato con il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior nuovo regista.
La 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, diretta da Alberto Barbera e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta, si svolgerà al Lido dal 31 agosto al 10 settembre 2016.
La Giuria internazionale della sezione Orizzonti presieduta da Robert Guédiguian, composta da un massimo di 7 personalità, assegnerà – senza possibilità di ex-aequo – i seguenti riconoscimenti: Premio Orizzonti per il miglior film; Premio Orizzonti per la migliore regia; Premio Speciale della Giuria Orizzonti; Premio Orizzonti per la miglior interpretazione maschile o femminile; Premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura; Premio Orizzonti per il miglior cortometraggio.
La Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” – Leone del Futuro presieduta da Kim Rossi Stuart, composta da un massimo di 5 personalità tra i quali un produttore, assegnerà senza possibilità di ex-aequo un premio di 100.000 dollari messi a disposizione da Filmauro, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore, fra tutte le opere prime di lungometraggio presenti nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione Ufficiale e Sezioni Autonome e Parallele).
Robert Guédiguian
Robert Guédiguian è un autentico cineasta popolare.
Sin dal 1981, grazie a una determinazione così grande che né il successo inatteso (Marius et Jeannette, 1997) né le riserve da parte della critica (Rouge midi, 1985 ; Á la place du cœur, 1998) sono riuscite a scalfire, il regista traccia il solco di un cinema impegnato, volto a celebrare gli eroi ordinari o straordinari, appartenenti alla medesima classe sociale da cui lui stesso proviene. Un approccio portato avanti senza cinismo e senza ingenuità e che gli ha assicurato un pubblico fedele.
Nato a Marsiglia nel 1953, figlio di un operaio, Guédiguian ha lasciato la sua città natale nella vita reale per meglio esaltarla nei suoi film (La ville est tranquille, 2001).
Attraverso la sua città Marsiglia, e in particolare attraverso il quartiere di Estaque, Robert Guédiguian ha osservato la storia di coloro che è solito chiamare, alla maniera di Victor Hugo, “la povera gente”: operai, dipendenti, piccoli esercenti, disoccupati, individui socialmente disagiati…
Il suo popolo si incarna nelle figure di tre attori in particolare, tutti e tre presenti, a volte assieme altre volte in coppia, in quasi tutti i film del regista.
Sua compagna nella vita oltre che musa, Ariane Ascaride è una donna del popolo, decisa e emancipata (Marie-Jo et ses 2 amours, 2002). Il suo amico d’infanzia, Gérard Meylan, un volto ricalcato dal mondo reale, figura solida e fragile nello stesso tempo, con accento naturalmente marsigliese (Dernier eté, 1981).
E Jean-Pierre Darroussin, amico da trent’anni che ha saputo interpretare di volta in volta, e senza alcuna forma di pregiudizio, il lavoratore che tradisce e quello che viene tradito (Les neiges du Kilimandjaro, 2011), il compagno irreprensibile così come il disoccupato afflitto e sofferente (A la vie, à la mort, 1995).
La collaborazione con questi attori rappresenta un esempio unico d’osmosi tra un regista-sceneggiatore, una vera troupe di attori e una squadra tecnica sempre fedele (il montatore Bernard Sasia, l’ingegnere del suono Laurent Lafran, il decoratore Michel Vandestien, etc.), tutti riuniti in una comunione d’intenti e di sensibilità.
Al di fuori di Marsiglia, sua ambientazione prediletta, Guédiguian ha saputo raccontare mirabilmente, senza alcuna concessione, la storia degli ultimi giorni di François Mitterrand (Le promeneur du Champs de Mars, 2005).
Ha reso omaggio al Paese d’origine, un Paese che lui non ha mai particolarmente rivendicato come suo ma che ha saputo scoprire con grande meraviglia (Le voyage en Arménie, 2006), il tutto senza mai tralasciare un punto di vista personale.
Perché Guédiguian è un autore che tiene gelosamente alla propria indipendenza, ha creato una casa di produzione in nome collettivo (Agat Films et Cie – Ex nihilo) che interviene con approccio militante in tutti i campi della creazione audiovisiva e nello spettacolo dal vivo.
Nel suo cinema, così come nella sua attività di produttore, è presente l’idea utopica che l’arte consapevole di se stessa (Brecht) possa cambiare il mondo, senza per questo impedire all’artista lucido d’intervenire direttamente nel dibattito pubblico, seguendo l’esempio di Pier Paolo Pasolini, autore di riferimento.
Kim Rossi Stuart
Attore versatile, carismatico e intenso, Kim Rossi Stuart porta avanti un percorso artistico che abbraccia teatro, cinema e televisione.
Romano e figlio d’arte, debutta giovanissimo a fianco del padre Giacomo Rossi Stuart nel 1974 con il film Fatti di gente per bene per la regia di Mauro Bolognini. Nel 1995 è nel cast di Oltre le nuvole, per la doppia regia di Michelangelo Antonioni e Wim Wenders.
Il film viene presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia nel 1995. Kim Rossi Stuart tornerà in laguna nel 1998 col film La ballata del lavavetri di Peter Del Monte. Nel 2003 è Lucignolo nel celebre Pinocchio di Roberto Benigni.
La sua intensa interpretazione nel film Le chiavi di casa di Gianni Amelio incontra l’apprezzamento della critica in occasione della presentazione del film alla Mostra di Venezia nel 2004. Il 2005 è l’anno di Romanzo Criminale di Michele Placido, film culto nel quale Rossi Stuart interpreta Il Freddo.
Nel 2006 la lunga esperienza maturata sui set italiani confluisce nell’esordio dietro la macchina da presa col lungometraggio Anche libero va bene, presentato a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs.
Il film ottiene il plauso della critica e si aggiudica riconoscimenti importanti tra cui il David di Donatello per il miglior regista esordiente. Nel 2010 torna a lavorare con Michele Placido come protagonista nel film Vallanzasca – Gli Angeli del Male, presentato Fuori Concorso alla Mostra di Venezia.
La sua interpretazione gli vale la candidatura al David di Donatello e al Nastro d’Argento come miglior attore protagonista. Vince inoltre il Ciak d’oro come miglior attore protagonista e il Premio Flaiano. Negli anni più recenti proseguono le sue collaborazioni con autori importanti come Daniele Luchetti (Anni felici, 2013) e Paolo e Vittorio Taviani (Meraviglioso Boccaccio, 2015).
Nel 2016 ha girato la fiction di RaiUno Maltese – Il romanzo del commissario, diretta da Gianluca Maria Tavarelli, e ha diretto e interpretato il suo secondo film da regista L’intelligenza del maschio.
Parallelamente alla carriera cinematografica, Kim Rossi Stuart ha portato avanti un’attività teatrale caratterizzata da importanti collaborazioni. Nel 1987 debutta al teatro Piccolo di Milano diretto da Walter Pagliaro nel Filottete.
Negli anni successivi seguiranno Re Lear per la regia di Luca Ronconi nel 1995, Amleto (1998, 1999, 2000) diretto da Antonio Calenda e Macbeth (2001) per la regia di Giancarlo Cobelli.