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Il giardino mistico anti stress esiste. Si trova a Venezia.

Originally posted on 26 Aprile 2017 @ 7:02

Venezia possiede celato ai più, un giardino mistico. Lo si incontra per primo senza farci troppo caso arrivando a Venezia ed è l’ultimo che si vede quando si esce dalla città.

Una sorta di porta spirituale a Venezia. Un giardino mistico e misterioso per dimenticare la Venezia dei turisti, la calca nelle calli e nei campi del centro storico, e calarsi inaspettatamente nel silenzio di un percorso di bellezza mistica.

A proporlo sono i Padri Carmelitani della chiesa di Santa Maria di Nazareth, nota come ‘degli Scalzi’, a pochi passi dalla stazione ferroviaria.

Un luogo di pace incastonato nel complesso monumentale seicentesco, capolavoro del barocco veneziano. i Carmelitani qui hanno da poco aperto le porte di questo posto reso un luogo di pace aperto a tutti, dove regna incontrastata la melissa, di cui viene distillata dal 1710 un’acqua venduta agli ospiti e citata anche dal Goldoni nella “Locandiera”.

La pianta dalle indubbie proprietà benefiche e antistress viene lavorata e venduta dagli stessi padri carmelitani (guarda articolo “Melissa. Da 300 anni a Venezia contro lo stress“).

Tutto il complesso è ispirato al carisma carmelitano e alla storia dell’Ordine. Il giardino mistico, restaurato per l’occasione in collaborazione con l’architetto Giorgio Forti, è aperto da aprile a ottobre.

Ad organizzare il percorso nel giardino mistico è un gruppo di volontari che si è reso disponibile a effettuare i percorsi guidati.

Qui vengono spiegati ai visitatori le curiosità legate alle varie piante e ai loro poteri medicinali.

Finora, spiegano i volontari, proprio perchè poco conosciuto i visitatori che decidono di raccogliersi e di vivere un esperienza diversa sono per lo più turisti stranierri, studenti e residenti che non erano a conoscenza di questo piccolo tesoro incastonato nel tessuto urbano in pieno centro.

Il giardino mistico dei Carmelitani Scalzi è stato ridimensionato a metà Ottocento per l’insediamento della stazione ferroviaria, ma ha mantenuto alcune caratteristiche tipiche degli spazi aperti della tradizione monastica.

Niente è casuale in questa oasi  verde: dal numero alla scelta delle  piante, dalla loro collocazione alla divisione degli spazi.

Il giardino diventa un luogo che permette di ritrovare la bellezza dell’anima, del potersi intrattenersi con il Signore e gustare la sua presenza”.

Il percorso è articolato in sette aiuole, un accostamento carmelitano allo scritto del “Castello Interiore” di Santa Teresa d’Avila, diviso anch’esso in sette dimore. La prima aiuola è un prato verde, che richiama la pienezza, la possibilità di stare tranquilli, di conversare, di giocare.

Nella seconda è presente l’Orto delle erbe officinali, che rappresentano la purificazione del corpo per raggiungere Dio.

È diviso in otto vasche suddivise in quattro settori, tra cui uno più grande dove è piantata la melissa, per un totale di 33 sezioni che corrispondono agli anni di Cristo.

Nella terza aiuola, simbolo della Trinità, c’è l’Orto alimentare, dove vengono coltivati ortaggi e verdure.

Un vigneto ricopre la quarta aiuola, in cui sono piantati 17 filari. Grazie al Consorzio Vini Venezia, che si è impegnato nel ripristino dei vigneti e nella manutenzione, i visitatori possono riscoprire una viticultura lagunare quasi scomparsa.

Il frutteto dei gusti perduti, piantato nella quinta aiuola, è un invito alla generosità.

L’orto degli ulivi rappresenta l’amicizia ed è il luogo dell’ultima grande tentazione di Gesù e inizio della sua Passione.

La settima aiuola simboleggia, infine, il bosco, dove sono presenti grandi alberi.

Assolutamente consigliato. Un esperienza da vivere in armonia con la natura.

Approfondimento

Il castello interiore

Nel 1577 santa Teresa d’Avila scrisse, su invito,
Il Castello interiore, un trattatosulla vita e il cammino spirituale.
La metafora del castello rappresenta l’anima e quella delle
sette “dimore” (interne al castello) il percorso spirituale, attraverso
il quale l’anima giunge al padrone del castello, lo Sposo (Cristo).
Con questa potente metafora la santa compose un vero e proprio
“trattato” della vita spirituale, con le sue dinamiche, il ruolo della
grazia e della risposta umana e soprattutto la chiamata alla

santità che è comunione con Dio.

 

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