Originally posted on 6 Aprile 2020 @ 7:02
I gatti di Venezia: i piccoli leoni delle nostre case
Tigrati, Soriani, bianchi, neri, i Veneziani amano e rispettano i gatti. A venezia e nell’hinterland, sono infatti numerose le colonie feline. Così come sono numerose le associazioni e i volontari che si dedicano alla loro cura e tutela.
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Importati dal Medio Oriente si sono subito rivelati un fattore insostituibile per la decimazione dei topi, vero flagello dei secoli passati.
Non c’è angolo di Venezia in cui facendo un po’ attenzione, non si scorga almeno uno di questi felini (sembra che prima della seconda guerra mondiale a Venezia ve ne fossero quarantamila): sdraiati al sole in un campo, rintanati in qualche buco di un muro, sotto un gradino rotto, sotto una finestra in attesa di un po’ di cibo, nei giardini a fare “banda”, immobili come statue con lo sguardo fisso, attorno a qualche sacchetto di immondizie per trovare qualcosa di buono o a lottare per una femmina.
Cacciatori silenziosi o semplice deterrente, la loro presenza per la città è di conforto: se ci sono loro non possono esserci i ratti.
Certo, vi sono anche numerosi gatti che soggiornano in moltissime case conducendo una vita ricca di comodità. Stanno al riparo e lontani da tutte le avversità, e questa è la massima forma d’amore che la gente veneta manifesta verso questi felini.
Una schiera di signore, spesso anziane, le cosiddette “gattare”, non di mentica mai di portare nelle zone di massima frequentazione felina un po’ di carne, avanzi di cibo, scatolette, del pesce.
Se ne vedono i resti, prima che passi il netturbino: carte unte, qualche lisca di pesce, una scatoletta vuota.
Sono anche stati aperti dei “dormitori” per gatti: magazzini privati al piano terra dove i gatti possono andare e venire a loro piacimento e dove vi sono coperte e ciotole per l’acqua o per il cibo, il tutto mantenuto dalla volontà del vicinato o di qualche gruppo di amiche.
Vi sono poi stati dei gatti rimasti nella storia:
È il caso della gatta che il doge Francesco Morosini si portava dappertutto, anche in guerra.
Il gatto Nini di un caffè ottocentesco davanti al ponte della chiesa dei Frari, che ebbe l’onore di una scultura commemorativa alla sua morte.
Il povero gatto soriano di proprietà del custode del campanile di San Marco, che fu l’unica vittima, assieme a qualche colombo, del crollo del campanile stesso il 14 luglio 1902.
Ma di ciò ve ne parleremo prossimamente.
Pubblicato il: 6 aprile 2020
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